4. Santa Maria Maggiore in Santo Spirito

L’edificio, ora sede del Museo d’arte sacra “S. Giuseppe”, di proprietà comunale, si presenta con la caratteristica pianta a croce greca (molto rara in Calabria) e con interni ed esterni frutto del restauro operato nei primi anni novanta. La struttura, appunto a “Crone greca”, da, probabilmente, nome alla zona circostante detta Noce greca, in dialetto “Nuce greca”, possibile “corruzione” di “cru” in “nu“. La costruzione risale al XVII° secolo e fu realizzata come da progetto di Scipione da Paola su commissione della Congregazione dei Nobili. Fu confiscata dai francesi nel 1806 e successivamente divenne parte del patrimonio pubblico e sede di diverse attività. Dopo il restauro è stata destinata a Museo sulla base di una convenzione tra Comune di Rogliano, Arcidiocesi di Cosenza e Bisignano e Soprintendenza ai B.A.A.A.S. della Calabria. In essa sono conservate opere recuperate dall’ex Convento dei Padri Cappuccini, e alcune opere significative (argenti e tessuti) dell’arte religiosa meridionale. Suggestiva è la vista della cupola centrale e delle quattro volte che da essa si diramano, che mostrano una pregevole muratura in mattoni e l’abilità dei costruttori.

INDICAZIONI STRADALI

Segue scheda informativa a cura di Pina Oliveti e Mara Alessio.

Il Museo di Arte Sacra nella  Chiesa di San Giuseppe, è stato istituito il 29 Marzo 1996, con il patrocinio dell’amministrazione Comunale,  insieme all’arcidiocesi di Cosenza- Bisignano, alla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Cosenza, alle parrocchie di S.Lucia e S.Pietro e soprattutto alle Associazioni culturali presenti sul territorio all’epoca (Club delgi amici e Associazione Montoro), diedero vita a uno dei piu bei musei della valle del Savuto. Le opere d’arte sacra sparse nelle varie chiese e non utilizzate a carattere religioso, qui dimorano,  si cibano di nuova luce! In questa struttura delle meraviglie, dove lo sguardo non smette mai di spaziare, l’anima si riempie di bellezza  e meraviglia ammirando l’architettura, nuda ,che i lavori mai ultimati rendono unica nel suo genere.
La Congregazione dei Nobili  di Rogliano volle dare alla cittadinanza una chiesa particolare ed unica, quindi commissionò all’architetto Scipione de Paola una chiesa a croce greca. La data di inizio dei lavori risale al 26 aprile del 1746, non se ne conosce la fine, ne il motivo dell’interruzione dei lavori. Posta sul colle detto “Uivitellu” dal latino “levis tellus” (pendio o declivio erboso assolato), è visibile da ogni parte, e  risulta essere la 12° chiesa del paese: forse non solo una serie di coincidenze, ma dei veri e propri legami con dei riti massonici e i riti pagani motlo in voga del XVIII secolo, certo è che questa chiesa non fu mai finita e nemmeno consacrata. Tutto ciò ne accresce il mistero e il fascino. Se la chiesa fosse stata ultimata, sarebbe stata simile alla chiesa del Ritiro di Rende:  il mancato completamento dei lavori , con nessuna decorazione , l’ha consegnata a noi così bella e particolare. I mattoni a facce vista, la bicromia  bianco degli intonaci eil  rosseggiante dei mattoni, rendono all’occhio un piacere visivo unico ed equilibrato.
La scelta a croce greca, corrispondeva  a dei contenuti  intellettuali e simbolici che la Congregazione dei Nobili voleva evidenziare inoltre era riservata ad un numero esiguo di fedeli. Nella costruzione della cupola centrale e delle volte a botte laterali, erano evidenti una grande capacità tecnica di progettazione, una conoscenza dello stile bizantino  e una grande perizia nella scelta dei materiali; conoscenza della matematica e del concetto neoplatonico dell’universo, la costruzione doveva esprimere una forma ideale, schematizzata in un “cubo”  (la terra), con quattro braccia (il mondo), sormontato da una cupola (il cielo). Questa  concezione a pianta centrale si ritrova in tutto il ’700 nel meridione.         
L’allestimento curato e ben definito permette di osservare le opere nei migliori dei modi. Nella navata centrale vicino all’ingresso si trovano gli altari di S. Antonio, sulla sinistra, e l’altare di S. Pasquale sulla destra , provenienti dalla convento e dalla chiesa di Santa Maria del Carmine dei Cappuccini, realizzati nel primo ventennio del XVIII secolo dal maestro roglianese Niccolò Altomare. Sul fondo della navata le tre teche con i Paramenti Sacri  gli argenti e i reliquari . Il Ciborio  opera realizzata da Fra Lorenzo Belmonte nel 1756, in legno con intarsi e madreperla. Degna di rilievo una splendida balaustra di legno intagliato datata XVII secolo della chiesa di San Giorgio. Numerose le tele, particolari per la tecnica compositiva e figurativa del XVII e XVIII secolo, che affermano l’egemonia del clero di   imporre idee agli artisti. In Calabria,  mancando la nobiltà feudale richiamata a Napoli da Pietro da Toledo, gli unici e sicuri committenti erano i prelati, ecco spiegato il motivo conduttore delle opere a ispirazione religiosa con raffigurazioni di Santi e  Madonne. Bellissima tela a tecnica mista è “La Madonna degli Angeli” della prima metà del XVII sec.
Altra tela mirabile è la” Deposizione” di Daniele De Rossi , datata 1699 .