di Stefania Lecce (Storico dell’arte)
Una preziosissima testimonianza del passato, immersa in un paesaggio naturalistico, di quelli che rigenerano il corpo e la mente. Il ponte romano, detto di Sant’Angelo (o di Annibale), Situato a pochissimi chilometri da Cosenza, sulla strada per Scigliano paese centrale della valle dal Savuto, si offre alla vista del visitatore imponente e maestoso. Con tutta probabilità fu realizzato, in concomitanza con l antica via romana Popilia Annia nel II secolo a .C e serviva da collegamento tra i paesi della valle. La datazione sarebbe poi stata confermata da certe analisi eseguite nel 1961. La struttura appare oggi in perfetto stato di conservazione. Il ponte fu edificato soltanto con blocchi di tufo provenienti da cave situate nella zona e, forse la scelta di impiegare un unico materiale ha permesso alla costruzione di consolidarsi sempre di più nel corso dei secoli. Si eleva per 11 metri sul fiume Savuto ed è composto da due archi a tutto sesto che si uniscono a formare la volta ed è percorribile per tutta la sua lunghezza. Oltre a essere fra i più antichi ponti d’Italia , è sicuramente un tesoro inestimabile della nostra terra .Come spesso succede per i luoghi magici , la storia qui si mescola con la leggenda, e sul sito si raccontano tantissimi episodi che si sono tramandati nei secoli e che aiutano a rendere credibili gli aspetti più cari dell’immaginario collettivo. La denominazione data al posto è sicuramente legata alla presenza di una chiesa piccolissima che si trova a pochi passi dalla struttura, dedicata appunto a Sant’Angelo. La tradizione riporta che il santo si scontrò con il diavolo proprio sul ponte, impedendogli di proseguire nel cammino verso il paese, il demonio adirato, sferrò un violento calcio lasciando un impronta su un grosso sasso che da allora viene indicato proprio come “pietra del diavolo“. Al sito di Sant’Angelo ne è legata , poi, un ‘ antica tradizione che una ventina di anni fa rendeva protagonisti gli abitanti di tutti i paesi della zona. Il 29 e il 30 Settembre, in occasione delle celebrazioni di San Michele Arcangelo, si riunivano proprio lì, percorrendo sentieri e vecchie mulattiere, per dar vita a un grande mercato dove si scambiavano prodotti locali di ogni genere: formaggi, vino, olive, il pane di mais impastato di mattino e la carne di capra venduta e cucinata in loco in grandi pentoloni vicino alla fonte detta dagli abitanti locali della “Rehina”, richiamando presumibilmente il passaggio di Isabella d’Aragona che nel 1271, cadde da cavallo da quelle parti, morendo successivamente a Cosenza. A quel tempo nella chiesetta si celebrava la messa e le persone restavano persino a dormire. Era una festa per grandi e piccini, un occasione di condivisione vera e sincera, un modo per rafforzare la propria identità tanto che chi ne parla lo fa ancora con grande trasporto. Al ponte oggi si arriva a piedi, percorrendo un sentiero che, a prima vista, potrebbe scoraggiare i più pigri, ma che alla fine regala uno spettacolo impagabile. L’aria fresca e pulita e la possibilità di poter toccare con mano quelle pietre, spingono a immedesimarsi completamente nella storia e a dare sfogo all’immaginazione , magari tenendo i piedi a mollo nel fiume.